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Grotta Tacchi

28 gennaio 2012 - Lombardia
28/29.01.2012 23.30/10.30 Rino

Alessandro

Luca

Tacchi

Relazione di Rino Bregani.

e’ quasi mezzanotte, ma fa freddo e siamo decisi, anzi, un po’ troppo indecisi. cosi’ prepariamo materiale da rilievo, le istruzioni dettagliate di Adriano Vanin e Conan, 4 mute, pile e carburo per una settimana, una 30 per il primo saltino e una 60 per lo scivolo da 30, due rilievi completi in 3 D della Tacchi, 3 secchi e due pale, 3 macchine fotografiche con una dozzina di flash, senza tralasciare un mezzo sacco con trapano, batterie, una dozzina di fix con placchette ed anelli, staffe, rinvii e
una dinamica del 9 da 60 metri. alla fine il mezzo sacco ha la densita’ di una stella a neutroni, ma siamo aizzati, nonostante in 4 facciamo quasi 200 anni, e non vogliamo tralasciare nulla (poi avevo solo quelle corde… non siamo idioti del tutto!). Domattina porteremo i croissant caldi a quelli di Armagheddon!
partono Pasquale, Ale e Luca e si perdono subito nelle vie di zelbio. Chi ben comincia…! io, dopo sofferti attimi di indecisione abbandono una pala alla macchina e la scelta risultera’ fatale (!), recupero i dispersi e scivolando nella
neve ormai alta ci avventuriamo verso l’ingresso.. gli alberi sono
carichi di neve. nel bagliore della nevicata i rami scuri risaltano sotto lo spesso strato di neve che li ricopre con splendidi contrasti, da foto in bianco e nero.
entriamo in Tacchi con i piedi gelati, seguiti da alcune slavine di neve. Aria fredda in entrata, come previsto, ma dentro almeno fa piu’ caldo. viaggiamo rapidi armando la discesa e in mezz’ora siamo allo scivolo, grondanti di sudore.
Siccome Ale sta per morire, gli prendo il sacco col materiale da arrampicata e
proseguiamo affascinati dalle stupende erosioni delle rapide in secca.
oltre il secondo sifone e’ stato solo Ale, ai tempi dell’arrampicata ad
apocalipse now e degli scavi al Tipperary, quando almeno l’aria passava
ancora dal ramo fossile. I rami a monte sono proprio belli ed attraversiamo affascinati il primo sifone ed i primi tratti concrezionati.
al secondo sifone rimaniamo in contemplzione. il famoso
secondo sifone, luogo di entusiasmi o speranze infrante, attese, aizza…
il livello sembra basso. Conan era passato con l’acqua al petto qualche giorno fa, ma in fondo Conan non e’ molto alto e forse per le persone normali l’acqua sarebbe arrivata sotto la cintola. Facciamo alcune foto non vorremmo perdere tempo per metterci le mute. Pasquale, con la sua perspicace attitudine a svicolare i problemi ha un lampo di genio e calzati due enormi sacchi della spazzatura si lancia
nel sifone. sembra un terremotato o che abbia l’acqua in casa, ma, tra le risa di tutte avanza guardingo. il sifone e’ basso, ma molto meno di quello che sembrava. senza concedersi alle esitazioni, avanza, mentre qualche lesione dei sacchi, non proprio omologati a tal uopo, comincia a far entrare acqua. brevemente raggiunge l’altra sponda. Luca affina la tecnica e poco dopo ci avventuriamo tutti con i sacchi infilati negli stivali e tenuti a mano, come se ci cascassero le braghe. poco
elegante, ma efficace. oltre il sifone la sabbia e’ scolpita dalle onde
del sifone. alcune foto. Spicca una gigantesca scritta: “CONAN”.
Megalomane, pensiamo, ma in fondo e’ arrivato fino a qui, tutto solo,
si e’ fatto il bagno nel sifone… se lo merita. Proseguiamo dopo aver
abbandonato le mute gia’ prima del sifone. gli ambienti sono ampi e
camminiamo affascinati dalle dimensioni e della bellezza delle gallerie.
abbiamo diversi punti da controllare e subito arriviamo ad “apocalipse now!”, la prima risalita sulla sinistra (punto H del rilievo) dove mi ero cimentato nell’autunno del 1997 (ciusca! sono passati 14 anni! anche allora avevamo tonnellate di materiale, ma la possibilita’ di cimentarsi sulle risalite dei rami di destra era
decisamente piu’ concreta!) (cfr Il Grottesco 1999;53:39). arriva acqua
che si perde in basso a destra, salendo. Luca prende alcune misure di
temperatura, come sta gia’ facendo da quando siamo entrati, e
percepisce aria in salita. Potrebbe essere un buon segno. La corda e’
ancora li’. Luca ci si appende e stranamente non crolla giu’ ne’ il
camino, ne’ tutto l’armo, con i miei moschettoni da roccia… buon materiale.
chi vuole cimentarsi a proseguire si faccia avanti. Il camino prosegue per almeno 20 metri, verticale, sulla prima risalita stimata circa una trentina di metri. ci sono ancora i fix nella “roccia”, se si puo’ chiamar cosi’ quella specie di cioccolato
nocciolato di selce. alcune foto. vediamo un buchetto in cui si infila l’acqua, senza raggiungere il sifone, ma e’ intransitabile e ritorniamo nella galleria principale.
dopo uno sfondamento sulla sinistra, da cui arrivano due pisciolini di acqua (uno da una fessuretta intransitabile gia’ dopo un metro) e senza speranze, ci lanciamo in una grossa diramazione a sinistra, quella in cui, e ho capito bene, si e’
arrampicato il grande Trentinaglia. saliamo come sempre io e Luca (gli altri due che fanno?), bella e semplice arrampicata. gli strati della roccia sono evidenti ed in alcuni punti ripiegati a 180°, stupendo, ci vorrebbe una foto. si procede a sinistra, in un passaggino piu’ difficile (2-3 grado) Luca s ferma. Io proseguo su roccia bucata e ben appigliata. sopra e’ piu’ facile. salgo quasi in cima. Mancano pochi metri a quello che sembra il soffitto. non si vede bene la prosecuzione, ma forse in alto a destra una galleria va avanti Si puo’ arrampicare un po’ a destra e ritraversare a sinistra, ma gli ultimi 5-6 metri occorre chiodare. Si deve ritornare. Mi chiedo pero’ da che parte sia salito Trentinaglia. Se e’ salito, per quei pochi metri, dovrebbe aver raggiunto la galleria, oppure si e’ fermato qui? C’e’ una scarburata ormai concrezionata, con tanto di piccole stalattiti, tre frammenti di un telo termico. La storia resta impressa nelle grotte. Le persone che ci passano, che esplorano, che vivono forti emozioni, tramandano i loro pensieri a chi ripercorre i loro passi. qui sotto si rivivono vividamente le stesse sensazioni, sembra di percepire i pensieri, di scorgere i volti, di esplorare le emozioni. Mai mi sono sentito tanto vicino a Trentinaglia, nemmeno nell’abisso che porta il suo nome. la storia non passa, ma si reincarna in chi ripercorre i passi dei grandi che li hanno preceduti, con umilta’, con rispetto… ridiscendo verso Luca. Non vedo traccia dei posto che descrive Conan, ma, a posteriori, forse non ho guardato bene la parte bassa, proprio alle spalle di chi sale. mollo il pesante sacco alla base del ramo; mi tolgo l’imbragatura. ora si viaggia piu’ spediti. controlliamo due diramazioni sulla destra (sn idrografica). a destra prosegue con belle morfologie.In fondo si arrampica, anche se nel rilievo pareva chiudere li’. Salgo, si allarga, si affaccia in un ambientone, rimbomba tutto, una galleria enorme…. ma scopro di essere ritornato a valle nel ramo principale, poco prima della risalita sui blochi di frana (peccato…);
quella di sinistra si approfonda nella roccia, mirabilmente scavata. in fondo toppa senza pieta’. troviamo una scritta: “Bassani GSC 1981”. Bassani… Bassani… nome gia’ sentito, mi suona familiare… Ma e’ Conan! 1981?poco dopo, sempre a dx (sn orografica) Luca trova una infima crepa e ci si butta dentro. non e’ segnata sul rilievo, gestito con sapienza da Pasquale, e si prospetta una nuova esplorazione. sale in arrampicata e ficca dentro la testa. cerca di coinvolgermi nel suo delirio e ci riesce. a malincuore tiro fuori la roba da rilievo. a oltre 3 metri da terra avanza in una condottina per tre metri, poi accenna ad andare a sinistra, ma si bagna tutto. intravede una prosecuzione in alto, ma ormai e’ talmente zuppo che la mania esplorativa gli si e’ gia’ spenta, colando con il torrentello che lo attraversa dal collo ai piedi. 5 metri nuovi, a cui non e’ lecito aggiunere i 3 metri dal suolo e nemmeno i 7 metri dallo spigolo del precedente cunicolo, come lui insiste che si faccia. quando il complesso Fornitori-Stoppani-Niccolina-Tacchi sara’ la grotta piu’ lunga d’Italia, Luca reclamera’ la sua fetta di onore per questo fondamentale contributo! proseguiamo e controlliamo una diramazione sulla sn. Adriano ce lo ha indicato come accesso al sottotacchi, raccomandandoci di andare a dare un’occhiata. laminatorio con stupenda incisione con ansse tortuose al suo centro. molto bella. Ci infiliamo io e Luca, lieve discesa. poi gira lievemente a sinistra. si ricopre di fango, sembra di scivolare su un gianduiotto tenuto in tasca d’estate. Si vedono ancora le sgomamte di antichi scarponi mezze cancellate (i tuoi, Adriano?), mentre al centro, nel meandrino, un fango micidiale ti risucchia gli stivali, dopo averti fatto affondare fino alla caviglia. ad un certo punto, saltino di 2-3 metri, ricoperto di nutella. Non mi fido a scendere, ho gia’ la tuta ricoperta di fango, il che e’ assurdo, nelle eccezionli e pulite gallerie della tacchi! Volendo si puo’ pero’ armare a soffitto, dove sembra esserci roccia buona. sotto il saltino ci si innesta a T in una galleria. a dx risale poco, a sinistra scende e poi diventa grande, gira a destra e scompare nel buio. E’ tutta ricoperta di fango. Da rivedere metttendo un fix a soffitto.  Bene abbiamo rivisto le cose principali che ci interessavano.Il tempo passa ed abbiamo superato anche il 3° sifone. Il Tipperary e’ lontano e l’energie si stanno consumando. proseguiamo nella grosse gallerie piu’ spediti. Le morfologie sono sempre molto belle e nella vastita’ degli ambienti, in fila, distanziati, le nostre lucine si perdono, illuminando vasti tratti di stupende gallerie. proprio bello, proprio una gran bella grotta. un laghetto da passare in arrampicata sulla destra, altre pozze d’acqua. superiamo il quarto sifone, riconoscendolo da una gaia cascatella, come indicatoci da Conan. di acqua ce n’e’, ma si perde tutta nella sottotacchi, obiettivo esplorativo per le prossime generazioni. di colpo ci troviamo al bivio del Tipparary. aria zero, nella nebbia che evapora dalle nostre tute. a sn l’attivo. noi saliamo a destra. purtroppo qui le morfologie cambiano. sabbia in quantita’, un po’ di fango ed ambienti a tratti stretti, anche se qualche bello scorcio di grossa galleria inclinata si presenta ancora ai nostri occhi. si sale, si scende, si sale, si scende. passaggi stretti. si fatica. Usti ma quanto e’ lungo ‘sto by-pass (con le moderne tecniche di cardiologia non era meglio fare un’angioplastica?). Seguiamo il filo del telefono. Qui la zona e labirintica e forse c’e’ anche qualche sfondamento che scende verso l’attivo e che non c’e’ sul rilievo. sarebbe meglio rivedere bene, ma siamo stanchi e vogliamo andare a scavare. allla fine il filo del telefono si ferma con una matassina, in
cima ad una risalita. dove si va? mi ficco a vdere dappertutto, risalendo tutte le diramazioni, ma nulla, chiudono tutte. Per fortuna Pasquale trova quella giusta, in una strettoia in mezzo a due grossi blocchi. avanza in piano e alla fine ritrova il filo. Lo sguiamo in discesa in luoghi stretti e ripidi. Passaggi in arrampicata non banali. Risaliamo una montagna di sabbia con in cima un arriino d’acqua che si perde in basso, poi discendiamo trascinandoci uno smottamento di sabbia e siamo alla fine. il filo entra nella sabbia, livellata e scompare imposisbile da seguire, verso luoghi a noi proibiti. in effetti c’e’ da perdere la speranza. il cunicolo e’ toppo, e mi ricordo che nel 1997 si scendeva abbastanza prima di iniziare a scavare. Confermo tutte le
perplessita’ di Conan. ma ormai siamo qui. Pasquale tira fuori la pala, Luca fa il te, io scarburo e cerco di capire se il torrentello sulla cima del cumulo di sabbia possa servire per drenare via il mucchio di detriti verso il ramo attivo che sta qua sotto (e verso cui scende l’acqua). Ale e’ in coma. Pasquale scava un bel po’, tenendosi vicino al soffitto del cunicolo che qui e’ solo poco inclinato, poi gli do’ il cambio. Gli altri sotto i teli termici stanno bene, al caldo, e vien voglia di bivaccare e fermarsi qui piu’ a lungo per dedicarsi allo scavo, sognando la piccola Holloch (questo malsano pensiero viene subito scacciato). scavo e scavo, buttando la sabbia dietro a sinistra. riempiamo due secchi di sabbia, ma li lasciamo li’, per ora. mentre scavo, la sabbia frana addosso, ma ci approfondiamo di mezzo metro (wow!). la sabbia e fine e si scava bene, ma gia’ mezzo metro sotto si fa piu’ fatica. cosa sara’ quando si scavera’ a testa in giu’ in strettoia 7-8 metri piu’ sotto nel cunicolo? Alessandro mi da il cambio, scava qualche palata di sabbia, ma ormai siamo parecchio stancati da tutti i rametti visti e rivisti e dalle tonnellate di materiale inutie che ci siamo scaramellati per tutta la Tacchi. E’ anche tardi. gli ultimi colpi di pala, poi lasciamo i due secchi, un cordino ed un telo termico e ricominciamo il lento su e giu’ nel ramo fossile. e’ comunque bello essere qui. e’ un’occasione rara, riservata ai pochi che hanno la tenacia e la volonta’ di faticare e sognare; e
con tutta la neve che e’ caduta, basta poco sole e qui si chiude tutto, richiudendo il forziere dei sogni e delle meravigliose gallerie della tacchi per altri anni, altri volti ed altre speranze (altre tecnologie? altre idee?). in meno del previsto siamo al bivio con l’attivo. fuori flash e macchine fotografiche, ripercorriamo rapidamente le gallerie ed i sifoni affascinati dalle bellezze. dopo poco mi parte un flash grosso (‘coggiuda!),peccato, perche’ con quello attaccato alla macchina fotografica ci faccio poco. varrebbe la pena di organizzare un’uscita fotografica solo per il tratto dallo scivolo al bivio del Tipperary. in un’or e mazza siamo al secondo sifone, che superiamo alla stessa maniera, notando pero’ che i sacchi si rompono come niente, ergo ci bagnamo abbastanza. stracarichi di sacchi scendiamo allo scivolo e ci trasciniamo in quel budello stretto e fangoso che e’ la galleria di uscita, assolutamente deplorevole, rispetto alle bellezze della vera Tacchi.
Fatica boia per i sacchi e la notte in bianco, ma al fine siamo fuori, in un baluginoso mattino freddo e nevoso. E’ bello poter parlare cosi’ a lungo di sifoni aperti, gallerie e Tipperary (forse anche troppo a lungo, scusatemi), della vera Tacchi, ora che e’ aperta, sapendo che quando si chiudera’, sogni e speranze, nomi, luoghi e
persone scompariranno in un lungo dimenticatoio per chissa’ quanto tempo.
Incrociamo Pier e Pamela che entrano con un amico, direzione Tipperary. L’avventura prosegue. forza, passiamo di la’ che i sogni sono a portata di mano. Davide, prepara le bombole! Andrea, tira fuori le unghiette da scavo delle grandi occasioni, oppure arruoliamo una squadra di marmotte, e soprattutto non perdiamo le occasioni! ciao e scusate la lunghezza rino.

3 punti fondamentali dimenticati in relazione

  1. l’acqua al secondo sifone arriva sopra le ginocchia e si puo’ passare con due sacchi della spazzatura (o quattro se volete rimanere asciutti anche al ritorno, oppure uno solo a mo’ di corsa dei acchi, come proponeva Luca)
  2. dimenticata placchetta inox sul primo saltino. se riuscissi a riaverla indietro piangerei paterne lacrime di gioia (a Luca e’ stata tagliata la mano sinistra per punizione)
  3. partecipanti: Luca Ferrero GGM, Pasquale Zucca GGM, Alessandro Za ex GGM, ma ancora amico, Rino Bregani GGM

 

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