Ieri con Dino (new entry da Polignano a Mare) siamo andati a scavare in Zelbio. Partiamo spediti, tralasciando anche di insaccare qualche sacco di ghiaia. Sul posto, l’ultima volta avevo lasciato tre mega-massi sul pavimento, quindi senza perdere ulteriormente tempo a riflettere su cosa fare, attacchiamo il trapano e partendo da sinistra incominciamo a siringare. Il primo grande masso, con due iniezioni simultanee cede in tre punti, dopo avere sgombrato l’area, si sta più comodi.
Con un susseguirsi di iniezioni letali cede il secondo masso, con Dino si fa a turno, cerchiamo di sfruttare al massimo le ore, prima scava lui poi io, ci passiamo secchi di sassi, di fango e un continuo, la fatica incomincia a sentirsi, sono le 12:30.
Decidiamo di fare una pausa, un thè caldo, mangiamo qualcosa e via si ricomincia. La prima batteria ci molla, cambio ed altra iniezione, anche il secondo masso, incomincia a frantumarsi, i pezzi grossi per non perdere tempo e fatica non riusciamo più a portarli fuori e decidiamo di tenerli da parte.
E la volta dell’ultimo ostacolo, oltre ad essere il più scomodo e anche il più tosto. Un’altra insulina e si apre , sono le 16:00 e non molliamo rimane veramente poco, per vedere cosa cela l’ultimo blocco di pietra, Dino con un colpo di leverino riesce a farlo cadere nel vuoto…
Mettiamo la testa dentro ….c’è un vuoto di un paio di metri, le piccole pietre scendono ancora per un tre metri tra il soffitto che ormai ha preso la tendenza verticale e alcuni strati di roccia, formando una piccola fessura, sulla parte centrale una piccola saletta in mezzo ai massi di crollo, c’è aria pare soffiare.
Rientriamo soddisfatti e al cunicolo, insacchiamo altri 6 sacchi.
Alla prossima.
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